Pensione a 67 anni: tutti i requisiti aggiornati

Andare in pensione a 67 anni richiede il soddisfacimento di almeno due requisiti: uno di tipo contributivo e – in determinati casi – un altro di tipo economico.

Anche se ci sono diverse opzioni per andare in pensione, al compimento dei 67 anni è inutile guardare tanto lontano: vi è, infatti, l’opportunità offerta dalla pensione di vecchiaia Inps. È questa la più utilizzata da chi va in pensione, come confermano i dati annuali pubblicati dall’Istituto.

Un tipo di pensionamento che oggi segue le regole dettate dalla legge Fornero del 2011 e che neppure l’introduzione di altre misure di flessibilità – vedi ad esempio Quota 100 – è riuscita a sostituire.

Per andare in pensione prima del compimento dei 67 anni ci sono diverse alternative. Tuttavia, una volta raggiunta quella che da molti viene riconosciuta come l’età pensionabile in Italia, l’ipotesi più conveniente è sicuramente quella della pensione di vecchiaia, qualora se ne soddisfino tutti i requisiti.

Come anticipato, i requisiti sono due. Il primo, quello contributivo, vale tanto per coloro che rientrano nel regime misto per il calcolo della pensione (ossia per chi ha un’anzianità assicurativa antecedente al 1° gennaio 1996), che per chi invece può essere definito un contributivo puro (ossia per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 e non ha contributi antecedenti a questo periodo).

Nel dettaglio, la regola vuole che per andare in pensione a 67 anni siano necessari 20 anni di contributi, con la possibilità di andarci con soli 15 anni nel caso in cui si rientri in quanto stabilito dalle tre deroghe Amato o dall’Opzione Dini.

Nel primo caso, in pensione a 67 anni e con 15 soli anni di contributi possono andarci coloro che:

  • prima deroga Amato: 15 anni di contributi accreditati prima del 31 dicembre 1992;
  • seconda deroga Amato: vale per chi entro il 31 dicembre 1992 ha ottenuto l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari. La deroga si applica anche nel caso in cui l’interessato non abbia formalmente provveduto al versamento degli stessi;
  • terza deroga Amato: 25 anni di anzianità assicurativa e almeno 10 anni lavorati discontinuamente.

Nel caso dell’Opzione Dini, invece, è previsto un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno di pensione per coloro che accettano di andare in pensione a 67 anni e con 15 anni di contributi, a patto che entro il 31 dicembre 1995 si possono far valere non più di 18 anni di contribuzione, mentre nel periodo successivo siano stati accreditati almeno 5 anni di contributi.

Salvo queste due deroghe, dunque, la pensione di vecchiaia a 67 anni si raggiunge con 20 anni di contributi. Vi è poi la possibilità di andarci ancora a 66 anni (e 7 mesi) per alcune categorie, ma di questo ne abbiamo già parlato nel relativo articolo di approfondimento.

Nei 20 anni di contributi non ci sono limiti per la contribuzione figurativa.

Nel caso dei lavoratori che rientrano nel regime misto, il requisito anagrafico (67 anni) e quello contributivo (20 anni) sono gli unici richiesti per accedere alla pensione di vecchiaia.

Discorso differente per i contributivi puri, i quali devono anche soddisfare un requisito di tipo economico. La normativa, infatti, prevede che questi debbano aver maturato un assegno pari o superiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.

Nel 2021 l’assegno sociale ha un importo di 460,28€ mensili, ossia 5.983,64€; ricordiamo, però, che questo è soggetto a rivalutazione annua, quindi varia di anno in anno. Per quest’anno, dunque, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 deve aver maturato una pensione di 8.975,46€ per poter smettere di lavorare a 67 anni.

Considerando quelle che sono le regole del calcolo contributivo, possiamo dire che in media nell’arco dei 20 anni bisogna aver percepito uno stipendio netto di circa 900 euro, o anche leggermente meno, per poter essere sicuro di andare in pensione ricorrendo a questa opzione.

Altrimenti andare in pensione a 67 anni non sarà possibile e l’uscita dal lavoro sarà rimandata a un secondo momento, ossia a quando il lavoratore sarà riuscito a soddisfare il suddetto requisito economico, o comunque al compimento dei 71 anni (ricorrendo all’opzione contributiva della pensione di vecchiaia).

Ricordiamo che il requisito anagrafico della pensione di vecchiaia è soggetto, ogni due anni, a un adeguamento con le aspettative di vita. Un rialzo delle speranze di vita dopo la pensione, infatti, può determinare un incremento del suddetto requisito.

Basti pensare che la Legge Fornero parlava di pensione a 66 anni, ma dopo diversi adeguamenti – al rialzo – si è arrivati a 67 anni.

Il prossimo appuntamento di questo genere è fissato al 1° gennaio 2023: tuttavia, visto che il Covid ha di fatto diminuito le speranze di vita dopo la pensione, per questa volta potrebbero non esserci variazioni. Bisognerà, dunque, guardare al 2025 per capire se ci sarà un incremento di qualche mese.

Chiariamo subito che l’erogazione della pensione di vecchiaia avviene dietro presentazione di apposita domanda da parte dell’interessato e non viene erogata in automatico dall’INPS.

.

ultima modifica: 2021-09-23T12:36:00+02:00 da siale

Sedi S.I.A.L.E.

Cerca le nostre sedi sul territorio nazionale.

Chiedi informazioni

090 36 95 701