Si all’accesso alla pensione anche senza ricorrere a Quota 100, ma le possibilità sono limitate.
Dopo Quota 100 sarà ancora possibile anticipare l’accesso alla pensione? Continua il dibattito sulla riforma delle pensioni e su cosa cambierà dal 1° gennaio 2022 quando Quota 100 cesserà di esistere facendo “slittare” la data del pensionamento di circa cinque anni.
Al momento il Governo non sembra avere intenzione di pensare ad una misura di flessibilità alternativa a Quota 100, spegnendo quindi le speranze di chi confidava in Quota 102 o Quota 41 per tutti.
Per andare in pensione, quindi, c’è il rischio di poter fare riferimento solamente a quanto deciso dalla riforma Fornero del 2011, con possibilità limitate per andarci in anticipo (salvo il caso in cui si faccia parte di una delle categorie meritevoli di una maggior tutela).
Pensione in anticipo dopo Quota 100: come fare?
Chi è un lavoratore “normale”, non facente parte quindi delle categorie che la legge ha riconosciuto come meritevoli di una maggior tutela, avrà molte difficoltà ad andare in pensione in anticipo, quindi prima del compimento dei 67 anni di età (pensione di vecchiaia).
Questo perché oggi l’unica possibilità è quella offerta dalle pensione anticipate, sia dall’opzione tradizionale (riconosciuta a chi rientra nel calcolo misto dell’assegno) che da quella contributiva (alla quale, quindi, possono ricorrere coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996).
La prima, infatti, consente l’accesso alla pensione al raggiungimento dei:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Un requisito contributivo molto più elevato rispetto a quello richiesto da Quota 100 (per la quale sono sufficienti 38 anni di contribuzione per andare in pensione a 62 anni), ma che in alcuni casi – solamente per chi ha iniziato a lavorare molto giovane – consente di andare in pensione con largo anticipo rispetto all’età prevista per la pensione di vecchiaia, anche prima dei 60 anni. Per la pensione anticipata, infatti, non è previsto alcun requisito di tipo anagrafico.
Discorso differente per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, rientrando così nel regime contributivo. Per questi, infatti, vi è un’opzione di pensionamento anticipato a 64 anni e con soli 20 anni di contributi.
Vi è, però, un ulteriore requisito che di fatto limita di molto la platea dei beneficiari: per accedere alla pensione anticipata a 64 anni, infatti, è necessario aver maturato alla data del pensionamento un assegno pari a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale.
Un requisito che non è semplice da soddisfare, specialmente per chi rientra interamente nel regime contributivo. Il calcolo, infatti, è più sfavorevole rispetto al misto ed è per questo che non è semplice arrivare ad una pensione che – nel 2021 – dovrebbe essere di almeno 1.288 euro.
Anticipo della pensione per le categorie meritevoli di una maggior tutela
Ci sono, poi, delle categorie di persone per le quali è più semplice l’accesso anticipato alla pensione. Si tratta di coloro che dalla legge sono stati riconosciuti come meritevoli di una maggior tutela in ambito previdenziale, ossia:
- disoccupati di lungo periodo;
- invalidi (con percentuale di almeno il 74%);
- caregivers;
- addetti ai lavori gravosi.
Per questi, ad esempio, vi è la possibilità di andare in pensione con soli 41 anni di contributi (Quota 41), ma solo se 12 mesi di contribuzione sono stati accreditati prima del compimento dei 19 anni (i cosiddetti lavoratori precoci).
E ancora: le suddette categorie possono richiedere l’assegno pensionistico (Ape Sociale), con il quale è possibile uscire dal mercato del lavoro all’età di 63 anni (e con 30 anni di contributi, 36 nel caso dei gravosi) percependo nel contempo un’indennità sostitutiva fino alla data del pensionamento (e senza alcuna penalizzazione sull’assegno).